Ai 愛

Stando seduto hai margini di uno strapiombo Ai iniziò a pensare al suo passato, mentre i suoi occhi gialli erano rivolti su l'orizzonte dove i vari colori del tramonto si fondevano fra loro creando una magia più unica che rara, lasciando così posto alla notte, buia e fredda, ma non sola, una dopo l'altra iniziarono ad illuminare il cielo le varie stelle, in fine la luna che col sua tenera e calda luce accompagnava le anime nel loro cammino.

Erano passati ormai circa 1225 anni, da quando mi svegliai nella Soul Society, l'unico ricordo della mia vita passata era il proprio nome: Ai, cercai di tenerlo stretto, cercando di non far scappare l'unico frammento di memoria che avevo.
Ricominciare da meno di zero era dura, ma non potevo lasciar andare l'unica possibilità di vita donatami, iniziai così a lavorare tra le case di media classe per poter vivere, riuscii così a guadagnarmi il cibo ogni giorno per vivere, in oltre quei lavori pesanti e faticosi andarono a sviluppare pian piano il proprio fisico rendendolo sempre più robusto, perfino le intemperie come la pioggia e il vento aiutavano donandomi sempre più resistenza al dolore e alla fatica.
Il duro e faticoso lavoro iniziò a ripagare il giovane ragazzo che pian piano, lavoro dopo lavoro, Ai riuscì a lavorare tra le persone di alto grado, e fu lì che ebbi l'incontro che segnò la mia vita da un giorno a l'altro.
Durante uno dei soliti lavori incontrai una donna, Rukia Kuchiki! Non sapevo chi fosse in quel momento, ma era strano che una persona di tale grado si fermasse a parlare con una persona come me. Di solito non venivo nemmeno guardato in viso, ma con lei, ella era diversa, dopo un breve discorso mi fece una semplice proposta!
Ai vuoi seguirmi e cambiare così la tua vita o continuare a sprecare il tuo talento in inutili commissioni?
Non ci pensai due volte e afferrai la sua mano, appena la strinsi capii subito, anche se era una donna e la sua mano era così delicata ed esile, cappi quanto lei fosse forte, ma allo stesso tempo gentile.
Sembrava un'eternità, un brutto e vecchio ricordo la vita passata nei borghi della città, ma erano solo pochi giorni fa quando finalmente iniziai la mia nuova vita nell'accademia della Soul Society, ebbi così una istruzione e una disciplina che andarono a migliorare la mia esistenza, ma venni anche istruito sulle basi per diventare un futuro Shinigami al servizio della Soul Society, ma la realtà era ben diversa, il mio servizio sarebbe andato alla donna che rese tutto ciò una realtà, Rukia Kuchiki! Capitano della 13° divisione del Gotei 13!
Dopo diversi anni di studio venni chiamato sempre da lei, non capivo perché lo facesse, forse credeva in me o forse gli ricordavo qualcuno o ancora...erano tanti i pensieri nella mente, ma nulla poteva distogliere il mio sguardo di ammirazione dalla sua figura. In sua compagnia iniziò a chiedermi come andassero le lezioni, ma alle mie risposte lei sorrideva come se sapesse già cosa le avrei detto, forse mi aveva messo alla prova per l'ennesima volta. Arrivati entrambi davanti una porta Kuchiki mi invitò ad entrare andando verso il centro della stanza, ella invece rimase poco più avanti l'entrata della porta a fissarmi.
Era buio, a malapena riuscivo a vedere fin quando venne illuminata la stanza, sotto hai miei occhi vidi una marea di katane, una diversa dall'altra in lunghezza o in larghezza, in decorazione oppure nella forma, chiesi come mai mi trovassi lì ed ebbi la risposta...
Scegli la tua futura Zanpakutō! Sono curiosa di conoscere la tua futura compagna Ai.
Stupito mi guardai ancora intorno, sceglierne una, ma come? Come potevo sceglierne una fra tutte queste, in quel momento come se Kuchiki potesse leggermi la mente ripetette la frase e infine chiuse la porta lasciandomi solo circondato da quelle Zanpakutō.
Non ricordo quanti giorni passarono chiuso la dentro a fissare più e più volte quelle Zanpakutō, mentre le toccavo sembravano tutte uguali alla precedente, quando poi fu un momento, estrassi una Zanpakutō dal fodero e posando la lama sulla mano iniziai a guardarla, non riuscii nemmeno ad accorgermene, nel frattempo mentre fissavo la spendente lama quest'ultima solcava la pelle tagliandola, ma senza provocarmi alcun dolore e fu allora che la vidi, mentre fissavo il mio riflesso su di essa, vidi lo sguardo di una donna, i suoi occhi viola mi incantarono e fu allora che capii, non ero io a scegliere, ma erano loro a farlo per noi, mi sentii ogni secondo sempre più attratto da quello sguardo fin quando sparì, un'attimo dopo aprii le porte che per giorni mi tennero chiuso e affianco appoggiata al muro rividi la donna di cui avevo più stima in assoluto, lei con un sorriso mi chiese il suo nome, guardando per l'ennesima volta la Zanpakutō nelle mie mani colme di ferite da taglio inferte dalla medesima lama risposi <<surudoi Ai>> letteralmente amore tagliente.
Ero fiero della mia nuova compagna, ma capì presto che quello non era l'unico mio sentimento legato ad essa, scontro dopo sconto sentivo crescere qualcosa dentro di me, solo dopo poco tempo intuì che fosse protezione, ebbene Ai era fiero della sua compagna, ma si sentiva ferito ogni volta che il filo della lama si scontrava contro un'altra lama, così facendo ripromisi a me stesso che avrei usato la Zanpakutō solo in caso di estremo pericolo, tutto ciò a protezione della donna che Ai vide quel giorno sulla lama.
Determinata scelta mi portò nell'apprendere ed allenarmi nelle arti marziali, molto più eccessivamente del dovuto rispetto ad altri compagni accademici, vi era chi si specializzava nei kido o pure nell'arte della spada, infatti questo dovuto allenamento mi portò a distanziarmi dalle altre discipline imparandone solo le parti basiche di ognuna. Imparai diverse arti marziali come il karate o il Judo e molte altre facendo tesoro di esse fino a padroneggiarle, ciò permise di tenere testa a molti studenti senza l'ausilio della mia amata Surudoi Ai.
Gli anni procederono incessanti, e mentre le stagioni si cambiavano una fra l'altra in un ciclo eterno, Ai iniziò ad apprendere che il suo solo corpo non bastava a proteggere la propria donna, cercai quindi di apprendere più significativamente ogni tipologia di combattimento, dall'Hakuda fino a quella dei Kido, lasciandomi alle spalle un livello basico dell'arte Zanjutsu, ossia quella della spada. Finiti così gli studi e promuovendomi a Studente Shinigami, abbandonai l'accademia, ma durante tale manifestazione promisi a me stesso di proteggerla a costo della vita.
Non avendo così un posto dove vivere, venni accolto da Rukia Kuchiki ad abitare nella residenza della sue brigata fin quando ufficialmente non fossi poi entrato in una divisione del Gotei 13, in tanto stando in compagnia del capitano Rukia, conobbi molti altri shinigami di altro grado come Renji Abarai o pure Byakuya Kuchiki, conobbi anche la piccola Ichika Abarai figlia di Rukia e Renji, ma non meno importante di tutti un certo Shinigami Ichigo Kurosaki e la sua famiglia che da poco tempo ormai vivevano nella Soul Society.

Ancora ora ripensandoci o i brividi, non potrei mai scordare quel giorno, il giorno in cui incontrai Surudoi Ai di persona...
Come mio solito prima di ogni allenamento fisico, era mia abitudine allenare anche la mente, e per farlo visitavo sempre lo stesso luogo, un piccolo laghetto nel cortile della brigata all'ombra di un albero, sembrava tutto uguale agli altri giorni quando improvvisamente mi sentì sprofondare, la mia anima andare verso il basso come se stesse sprofondando in un mare scuro e tetro, per istinto mi venne da chiudere gli occhi, ma ancor prima che si potessero chiudere vidi molto nitidamente il mio corpo fermo e seduto vicino al laghetto.
Quando potei finalmente aprire gli occhi mi ritrovai difronte ad un chiaro di luna, miliardi di stelle di vario colore dalla più chiara ad una tonalità più scura vi erano in quel cielo notturno, persino stelle cadenti vi si potevano notare andare verso l'orizzonte, solo allora notai una cosa, solo quando il mio sguardo si abbassò notai che non vi era terreno, sentì tramite il tatto delle mani un terreno per nulla solido, tutt'altro in effetti era, uno specchio d'acqua calmo che si estendeva a perdita d'occhio. Vi si potevano perdere le ore a guardare quel panorama in quel luogo quieto e gentile, infatti fu così fin quando la mia attenzione venne colta dallo svolazzare di alcune farfalle bianco latte, l'istinto mi portò a seguirle con lo sguardo e fu allora che girandomi la rividi, la prima cosa che andai a vedere di lei furono gli occhi di cui mi innamorai allora, non avrei mai potuto scordarli, quel loro colore violaceo vi si era impresso nella mia memoria. Ma diversamente da allora, questa volta potei vedere tutta la sua figura camminare sullo specchio d'acqua nella mia direzione, si presentò a me come una mezz'elfa, ma sfortunatamente la mia mente era a tutt'altro posto, fra lo stupore e l'imbarazzo non riuscivo a togliere gli occhi di dosso. Un corpo tanto esile quanto la sua bellezza, un pelle più chiara della neve, tanto da confonderla col vestito altrettanto chiaro, in fine la sua chioma argentata accompagnata dalla leggera brezza notturna faceva volare i suoi capelli, ed in tutto quel chiaro vi erano sempre i suoi occhi violacei che risaltavano sopra ogni cosa.
In fine riuscì dopo poco a parlarci, potevo finalmente udire la sua gradevole voce, la sua sola dolce compagnia scaldava la mia povera anima al chiaro di luna, sembrava che i giorni in sua compagnia durassero anni, in fine mi disse che potevo tornare lì quando volessi e che lei sarebbe stata lì ad accogliermi ogni volta e a vegliare sul mio cammino, qualunque esso sarebbe. Quando apri gli occhi ritornai nel giardino, ero felice, anzi entusiasta per l'accaduto, ma stranamente le lacrime non smettevano di solcare il mio giovane viso.