Kitsune no shinkuronī

Certamente un periodo in cui le kitsune sono state parecchio... pigre, ma insomma, non si può nemmeno chiedere o aspettarsi poi molto da delle bambine che certamente preferiscono mangiare dolci e fare pisolini

« Uffi, non ho nessuna voglia di allenarmi... »

Forse proprio per quella loro pigrizia che le hanno mandate entrambe ad allenarsi un po' e rimettersi in forma come si deve prima che possano causare dei problemi non appena vengono mandate in missione, unico punto di salvezza in quella situazione è la possibilità di allenarsi con la gemella senza che ci sia qualcun altro a poter dare loro fastidio, un allenamento sulla coordinazione dei loro movimenti quanto estremamente vicine l'una all'altra e che dunque le vede ora legate fra loro per le gambe così che debbano pensare ulteriormente a cordinare ogni loro mossa.

Le stagioni scorrevano rapide, le piccole gemelle si abbandonarono all'ozio, dopo il tradimento di un membro della loro brigata, Ishimo, e la scoperta di alcuni misteriosi individui che pianificavano la loro vendetta per i suddetti peccati della Soul Society. Ciò che sarebbe dovuto essere una missione, una semplice indagine, si era trasformata in qualcosa molto più grande di loro, a cui sarebbero seguite delle indagini a cui non avrebbero preso parte. Shiro e Kuro si lasciarono tutto alle spalle e proseguirono con la loro lunga e meritata pausa dai loro doveri di shinigami. Quanto meno, era ciò che pensavano.

Giunse di nuovo l'inverno, accompagnato da oscuri eventi nel mondo dei vivi e nella Soul Society, di cui le piccole Kitsune conoscevano appena pochi dettagli, come l'evasione di un prigioniero e di una sanguinosa battaglia avvenuta nella città di Karakura. Gli shinigami inviati ad affrontare la minaccia fecero ritorno nelle rispettive brigare, vincitori.
Shiro e Kuro continuarono ad oziare, entrambe sotto il kotatsu a leggere manga e mangiare mandarini e merendine di ogni tipo, sino al giungere della primavera e l'arrivo dei Sakura Mochi nei negozi, i dolci tradizionali di stagione. E senza accorgersene, ecco il frinire delle cicale che preannunciava l'estate, la stagione che conduceva all'ozio assoluto, come se già non stessero spaparanzate sui futon ad osservare annoiate il soffitto in attesa che giunga la sera, ma quel giorno qualcuno aveva dei piani diversi per loro. Un furente Kensei, il Capitano della nona brigata, si precipitò nelle loro stanze e dopo una lunga ramanzina che sembrava non voler finire, le piccole sorelle, Shiro e Kuro, si ritrovarono nel campo di addestramento con le caviglie legate l'una con quella dell'altra. Il loro allenamento avrebbe avuto termine al tramonto. Kuro espresse il suo malcontento, condiviso con la gemella, che avrebbe voluto godersi una seconda estate mangiando granite e leggendo manga. Shiro le accarezzò dolcemente il capo.
« E se non fosse un allenamento, ma piuttosto un gioco? Nel mondo dei vivi esiste una competizione chiamata “corsa a tre gambe” e sembra essere molto divertente! » disse la piccola Shiro sorridendo allegramente. In questo modo cercava di consolare la sua sorellina, convincendola anche un allenamento poteva diventare fonte di divertimento, un gioco. Mise la mano attorno al fianco della sorella. « Allora... partiamo con i piedi interni. Quando sei pronta, iniziamo! »

Un gioco piuttosto che un allenamento? Difficile vederla in quel modo visto che sono state obbligate a farlo, quando c'è l'obbligo per qualcosa l'interesse non può che andare a calare infinitamente trasformandosi in un lavoro

« Mmmh, non è la stessa cosa... ma possiamo provare... »

Sfortunatamente non hanno nemmeno molta scelta a quel punto se non eseguire e provare quantomeno a divertirsi nel mentre, mimando a quel punto il fare della propria sorella, chiaramente più ottimista di fronte a quella intera situazione, portando dunque il proprio braccio dietro la schiena altrui fino al suo fianco prima di poter iniziare con quell'esercizio

« Pronta »

E con questo... beh, avrebbe iniziato a muovere la gamba legata all'altra, così come istruito dalla gemella

« Sarà divertente... vedrai! » disse rivolgendo alla gemella un allegro sorriso.
La sua adorata sorellina non era molto entusiasta di doversi allenare, come biasimarla, era una splendida giornata soleggiata in piena estate da trascorrere in qualche altro luogo all'ombra di un grande albero a mangiare del gelato. E nemmeno far sembrare quel bizzarro allenamento un gioco sembrava aiutare la gemella a godersi le prossime ore insieme.
Le piccole mossero i primi passi, non sembrava essere troppo difficile, anche se dovevano ancora abituarsi prima di riuscire a correre.
« Aumentiamo il passo? »

« E dire che potevamo piuttosto andare a mangiarci un gelato... »

Ma ormai sono bloccate lì, tanto vale che si sbrighino per quell'allenamento e poi possano venire lasciate libere.
Una fortuna per loro è che come gemelle, nate e cresciute praticamente già attaccate l'una con l'altra, quell'allenamento che è stato imposto a loro è quasi di seconda natura, dovendo solo che spendere qualche istante ad abituarsi alla situazione per prendere maggiore confidenza con quei loro passi

« Mh! Proviamo con una marcia! »

Prima di correre quantomeno devono sincronizzare a pieno i movimenti con l'altra, non solo in maniera automatica ma proprio imprimendo anche i più piccoli segnali di come la gemella possa accennare a fare un movimento preciso e, di contro, adattarsi allo stesso visto che saranno questi piccoli segnali a poter venire poi usati nella pratica quando non sono legate

Era deciso. Le sorelline avrebbero aumentato il passo ed esattamente come prima iniziò il conto alla rovescia.
« Tre... due... uno... via! »
Prima la gamba interna. Poi l'altra. Le due sorelle dovevano muoversi come se una fosse l'immagine riflessa dell'altra ma non era di certo facile da padroneggiare in una sola mattina... quanto meno i loro pensieri erano già sufficientemente coordinati e non era difficile immaginare a cosa stesse pensando l'altra. Una parte dell'allenamento lo avevano svolto inconsciamente nell'arco della loro vita.

Essere gemelle dà certamente loro un leggero vantaggio in quel genere di allenamento, per come hanno vissuto insieme per la durata della loro vita sono abituate a sapere cosa pensa l'altra, a muoversi insieme, fare ogni più piccola attività incollare l'una con l'altra, certamente non così vicine ma quantomeno mano nella mano

« Un... due... un...due... »

E come la gemella va a dare il conto alla rovescia per iniziare di suo invece va a scandire i passi così da facilitare un po' il lavoro di entrambe, dando anche uno stimolo uditivo per coordinare i loro movimenti, per quanto già non sembra abbiano grossi problemi, magari pure in grado di andare pian piano ad accelerare