Il Ragno

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    La piccola Aerith si trovava ai piedi di un grande albero di quarzo bianco, aveva sentito l'odore di una debole reaitsu sotto la sabbia e con le zampe cercava di tirarla fuori dal suo confortevole ed oscuro nascondiglio. C'era un profondo silenzio nella grande foresta a Sud, non soffiava nemmeno un filo di vento, la sabbia era immobile, come tutto il resto. Aerith non percepiva alcuna forte fonte di energia nelle vicinanze, nonostante si trovasse nel territorio dei giganti oscuri dal grosso naso a punta, quindi si sentiva al sicuro. Quelle terrificanti creature, i Gillian, emettevano sempre dei versi inquietanti, come fossero le urla di migliaia di anime dannate tormentate. Era impossibile non udirle, qualunque fosse la distanza.
    « Eccolo... » disse la cacciatrice. « Non mi sfuggirai! »
    Qualcosa si stava muovendo, Aerith affondò selvaggiamente le sue fauci sotto la sabbia, strinse qualcosa di morbido tra i suoi denti appuntiti e cominciò a tirare verso di sé qualunque cosa fosse. Dopo vari tentativi, la cacciatrice riuscì a tirare fuori la creatura nascosta: era un lungo, grosso e carnoso lombrico con una maschera priva di occhi. Emise un suono raccapricciante e fastidioso, uno stridio assordante, che avrebbe potuto attrarre gli altri predatori nelle vicinanze.
    Aerith, presa un po' dal panico, fece roteare energicamente il succulento lombrico, facendoli sbattere ripetutamente la testa contro il robusto tronco dell'albero di quarzo bianco. Il lombrico perse i sensi.
    « Devo sbrigarmi... » mormorò, guardandosi attorno, inquieta. « Devo trovare un luogo sicuro dove nascondermi! »
    La cacciatrice prese l'enorme lombrico tra le zanne e cominciò ad allontanarsi, trascinando la sua preda lontano, cercando di allontanarsi in fretta, prima che un altro predatore potesse sottrarle il pasto.

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    Quanto tempo era passato? Giorni? Settimane? Nell'Hueco Mundo non esisteva il concetto di notte e giorno, come non esisteva il concetto di tempo. L'eternità era un concetto assodato e dato per garantito a ciascuno dei suoi abitanti. Gli unici privilegiati che potevano godere della gloria del ciclo di notte e giorno erano gli abitanti di Las Noches. Ma lui era una creatura che non si sentiva a suo agio in mezzo agli altri abitanti della cittadella: preferiva rintanarsi nell'oscurità di quel luogo, che ormai era quasi diventata la sua casa. Una punizione autoinflitta, un'abitudine perdurata nei secoli e, pertanto, difficile da estirpare anche per l'Arrancar a cui faceva capo.

    I suoi sensi erano sempre ben allerta, ogni movimento nel raggio di oltre cento metri non sarebbe passato inosservato: Hector Sillva, un Adjuchas sottratto al suo destino di recluso, stava scandagliando la zona alla ricerca di prede. Se il bambino che era venuto a recuperarlo era riuscito a mantenere la sua promessa, a diventare un Arrancar, c'erano solo due possibilità: o il destino era beffardo e aveva selezionato un prescelto immeritevole; oppure c'era una speranza anche per quelli come lui. La speranza di vedere concretizzarsi il sogno agognato in una vita dannata che sia lui che Marya avevano ricevuto.
    Mh?!
    Fu in mezzo a queste riflessioni che l'aracnide percepì dei movimenti e il grido di una preda dilaniata. Dall'alto del suo nascondiglio, alla soglia della Foresta dei Menos, iniziò a balzare di ramo in ramo con un'agilità e una grazia invidiabile, appellandosi al Sonìdo che aveva imparato nei mesi antecedenti all'arrivo di Vincent. Era diventato più forte, ma un predatore perdeva raramente le proprie abitudini. Era curioso di capire chi avesse davanti: la presenza si muoveva a grande velocità e lui continuava a seguirla dalla distanza, ascoltandone i passi trepidanti: c'era ansia nel suo movimento, forse non doveva essere lì.
    Forse era un debole. Forse doveva essere solo un'altra preda.
    Il suo Sonìdo sarebbe stato nettamente più rapido di ogni movimento della lupa, fino a quando non sarebbe comparso su uno dei vari alberi di quarzo, visibile anche da Aerith stessa. Solo quando l'avrebbe vista avrebbe potuto averne una conferma. I suoi occhietti arancioni fissavano la Huge Hollow, senza prendere ancora l'iniziativa. L'influenza del piccolo lo aveva reso più soffice? Un tempo avrebbe attaccato senza esitazione, ma quella creatura sembrava infinitamente più debole. Questa era una domanda per il futuro.
    Cosa fa un patetico cucciolo alla soglia della Foresta?
    Spalancando il suo occhio mentale, cercò di misurare la Reiatsu del bersaglio. Dalla percezione, non risultava che fosse una minaccia: non era nemmeno un Menos? Che follia era questa? Gli Hollow erano diventati più sciocchi da quando si era rinchiuso lì? Forse, conoscendo Vincent, sapeva già la risposta.

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    Una grossa ombra la stava inseguendo. Era distante, ma si muoveva velocemente tra i rami in alto degli alberi di quarzo bianco. E presto l'avrebbe raggiunta, se non avesse trovato una piccola grotta in cui nascondersi. La cacciatrice correva veloce e guardava spesso indietro per assicurarsi che qualsiasi cosa la stesse inseguendo fosse ancora lontana, ma ad un certo punto, il suo inseguitore scomparve.
    Dov'è finito? pensò senza smettere di correre. Un istante dopo, l'ombra riapparve su un ramo di un albero a pochi passi dalla cacciatrice, mostrando il suo aspetto grottesco: un gigantesco ragno ricoperto di una folta peluria nera. La stava studiando con i suoi brillanti occhi arancioni. Il terrore l'assalì. La cacciatrice indietreggiò senza lasciare cadere la sua preda. Era spaventata a morte dalla pressione spirituale che quella creatura emetteva, quel gigantesco ragno non era un semplice Hollow, aveva raggiunto lo stadio di Adjuchas, come i Guardiani della Foresta che l'avevano presa sotto la loro ala protettrice che abitavano nella Foresta a Nord.
    « Che cosa vuoi? » domandò la cacciatrice. « Non è mia intenzione combatterti, o arrecarti disturbo... io... voglio mangiare la mia preda e tornare a casa! »
    Era sincera, il suo sguardo trasmetteva il terrore che provava, non cercava di ingannarlo, non ne sarebbe stata in grado e non era nemmeno così ingenua e stolta da provare a sfidare una creatura cui la sola pressione spirituale le facevano venire i brividi. Forse, se avesse guadagnato abbastanza tempo, i Guardiani della Foresta sarebbero giunti in suo soccorso, allontanando il grosso ragno. Sandspit... Mountain... vi prego... raggiungetemi presto!

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    Spalancando le fauci in osso-ferro usate per intessere la propria tela, Hector mugugnò qualcosa di incomprensibile. Quella piccola lupa era talmente innocua e così impotente di fronte a lui. Dall'aberrante bocca, l'Adjuchas liberò una risata gracchiante e divertita. Quante volte si era preso la rivalsa sui più deboli? Si era limitato a cibarsi di creature deboli come i Gillian per anni. Eppure, in tanti secoli era la prima volta che vedeva un Huge Hollow sconfinare nella Foresta dei Menos. In effetti, era un'esperienza nuova e, al tempo stesso, vecchia come l'Hueco Mundo.
    Certo che non è tua intenzione combattermi...
    Reclinò la testa sulla spalla destra, mentre i suoi occhietti zampillavano frenetici da lei alla preda che aveva tra le fauci. Non era chiaro se la sua espressione fosse quella di un sorriso: la maschera che copriva il suo volto lo rendeva completamente inespressivo. E, nonostante la risata iniziale, il tono delle ultime parole fu assai più lugubre e serio.
    Non ne saresti in grado.
    Il loro divario di potenza era evidente, ma non era questo su cui si voleva concentrare. Della tela bianca iniziò a colare dalla sua dentatura, sciogliendosi al suolo e acuendo il raccapriccio che trasmetteva quell'orrida visione. Se la sarebbe potuta mangiare in qualunque momento, avrebbe potuto farla fuori. Ma quel tono ricolmo di paura gli faceva ribrezzo. Lo disgustava. Ma era un disgusto nei confronti della sua preda, oppure di sé stesso, per quello che stava facendo? Era la prima volta che un Hollow gli chiedeva di andarsene senza combattere. Quando un animale si trovava alle strette, snudava tutte le sue zanne per combattere o darsi alla fuga.
    Anche se sei alle corde, non cerchi di scappare a gambe levate, ma cerchi di guadagnarti una via di fuga con le parole. Almeno hai del buon senso.
    Esaminò attentamente dall'alto del suo albero. Presenze nelle vicinanze? Nessuna. Non sembrava che stesse prendendo tempo, forse era veramente da sola. Era strano trovare un cucciolo così savio: sapevano entrambi che Aerith non avrebbe avuto alcuna chance. Solo una frase attirò la sua attenzione in quel frangente.
    Casa, dici? Gli Hollow non hanno una casa. Siamo bestie solitarie e girovaghe del deserto.
    Tuonò, enfatizzando quella parola, mentre la bava telosa che colava dalla bocca cominciò ad aumentare. Forse era una frase di circostanza, ma Hector sembrava averla presa molto sul serio. C'era una casa, un posto in una città bianca che il suo unico "conoscente" gli aveva offerto, ma in cui non si sentiva minimamente a suo agio. Per questo lui si trovava lì.
    Visto che sembri avere buon senso... Dammi un motivo: perché non dovrei mangiarti?
    Si fosse dannato. Chiacchierare con una preda. Alla soglia della foresta. Che avesse davvero così tanto bisogno di qualcuno con cui chiacchierare dopo quei secoli di solitudine da confondersi con un misero Huge Hollow?

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    Trasalì, vedendo il terreno sciogliersi al contatto con la viscosa bava del mostruoso ragno nero, che si faceva beffa della cacciatrice, sogghignando, mostrando uno sguardo disgustato ed inquietante. Il tono intimidatorio. Tuttavia, il ragno esitava ad attaccare, non si era ancora mosso, incuriosito dal comportamento assennato della cacciatrice, che cercava una via di fuga attraverso il dialogo. Fu colpito dalle sue parole ma, nonostante la sincerità della piccola Aerith, lui sembrava dubitare di quanto esse potessero corrispondere alla verità, considerando sia lei che sé stesso, ed ogni altro abitante dell'Hueco Mundo, delle solitarie bestie. Un Hollow non poteva avere una casa, era ciò che credeva, oppure ciò che voleva credere. Il ragno nascondeva un profondo dolore ed una straziante tristezza dietro quella maschera di ironia.
    « M-mi dispiace... » rispose la cacciatrice. Nella sua maschera, sotto i suoi brillanti occhi color rubino, si formarono delle crepe frastagliate che emettevano un tenue bagliore rosso. « Mi dispiace... perché anche tu patisci questa fame che tormenta la nostra specie e queste orribili sensazioni... la sofferenza... questo straziante dolore che ci rende mostri crudeli! »
    Si portò una zampa al petto, dove un tempo c'era il suo cuore umano. Ora c'era solo il vuoto.
    « Sono consapevole di quanto possa essere egoista la mia richiesta. Non sono in grado di fermarti e... non sono abbastanza forte! Ma... io non voglio scomparire! Non voglio essere mangiata! Nessuno lo vuole... è nella nostra natura cibarci di altri ed il più debole... diventa cibo. Ti prego! Non mangiarmi! Non voglio morire! Non posso morire ora che ho trovato un luogo a cui appartenere... che posso chiamare casa! Ti prego... ti prego... ti prego... »
    La sua voce si ruppe in un pianto straziante.
    « I... i G-guardiani... n-non... voglio lasciarli! » continuò tra i singhiozzi. « L-lasciami tornare a casa... »

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    L'artropode continuava ad osservare la propria preda. Davanti a sé aveva due piatti al prezzo di uno: non avrebbe potuto chiedere di meglio. Le sue parole non fecero altro che instillare ulteriore paura nella piccola lupa, sulla cui maschera iniziarono a formarsi delle lucide crepe scarlatte. Si era sbagliato? Stava provando ad attaccare? Quando avvertì la sua voce, fu l'Adjuchas a rimanere a bocca aperta. Tristezza? Compassione? Tale sembrava il tono in quel misero "mi dispiace". Forse Hector si sbagliava, ma quando ella continuò non poté trattenere un ringhio e un mugugnare tra le fauci.
    Rrrgh... Che cosa avete voi giovani Hollow che non va? E'la seconda volta che mi capita qualcuno così.
    Tentativi di dimostrare comprensione, simulare compassione verso qualcuno. Era la seconda volta in pochi mesi che gli era capitata una cosa del genere. Quanto era cambiato l'Hueco Mundo in questi secoli? La bava colante si fermò, ritirata tra le fauci della maschera in osso-ferro. Quando ella chiese di venire risparmiata, elencando i motivi per cui ci teneva a sopravvivere, Hector si rabbuiò. Non voleva scomparire? La sua risposta fu un'altra domanda.
    Accadrà comunque, lo sai?
    L'aria era ancora carica di tensione, ma quella pressione psicologica che l'aracnide stava esercitando andò scemando piano piano. Sentimentalismi, pensò, forse aveva bisogno di una cosa del genere.
    Se continui a cacciare, il tuo potere crescerà, fino a quando il corpo che hai non potrà più sostenerlo. L'istinto ti comanderà di cacciare i tuoi simili e le vostre anime si fonderanno in un nuovo Gillian.
    Tese una delle zampe dagli artigli retrattili, puntando con l'indice proprio il foro hollow della lupa. Questa volta il suo tono era serio, crudo come sempre, ma sembrava starle dando un avviso.
    Se avessi abbastanza volontà, potresti anche dominare le voci delle altre migliaia di anime e conservare la tua personalità. Ma, vedendo come ti preoccupi per una sola creatura dannata...
    Sarebbe stata schiacciata dal loro stesso peso, forse? Scosse la testa e alla risposta successiva si sentirono stridere le fauci della sua maschera. Non pensava che le stesse mentendo: gli sembrava troppo impaurita. Conosceva i Guardiani? Quindi serviva Las Noches? Addio pasto, dannazione. Non che, al momento, si sentisse in vena di mangiarla. Non dopo quella scenata. Maledetti mocciosi, gli toglievano l'appetito con i loro comportamenti.
    Tch! Anche i Guardiani, ora. Che rapporto hai con loro?
    Chiese, incrociando le braccia. Nonostante lo sbotto, sembrava che adesso non avesse più interesse ad attaccarla, ma non pareva intenzionato a lasciarla andare fino a che non avrebbe risposto alle sue domande.

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    Quali erano le intenzioni del ragno? Rivelando a quella piccola creatura ciò che sarebbe accaduto quando il suo potere sarebbe diventato troppo grande per essere contenuto in corpo così fragile e debole, ancora incompleto, cosa ne avrebbe mai ricavato? Compiacenza? Traeva piacere dalla sofferenza e dal dolore altrui, oppure cercava di trasmettere un insegnamento? Qualunque cosa cercasse di ottenere, ostentando la verità in quel modo, causò che la maschera che occultava il vero volto della cacciatrice si incrinasse ed i piccoli frammenti di osso-ferro iniziarono a cadere come lacrime luminose sulla sabbia, tingendola di un brillante colore rosso.
    « Perché... perché mi dici questo? Sai... sai bene ciò che provo... ciò che temo. Quindi... perché devi dirmi che scomparirò in ogni caso! » gridò con un tono di voce straziato. « Io non voglio perdere il mio nome... non voglio perdere la mia nuova casa! »
    Il processo evolutivo della propria specie la spaventava terribilmente, la trasformazione in Gillian era orribile, un intero branco di suoi simili si sarebbero divorati a vicenda e durante quello spargimento di sangue le loro anime dannate si sarebbe unite e lei avrebbe perso sé stessa, forse in parte, oppure del tutto, scomparendo dell'oblio. Lei, inconsciamente, stava dando la caccia a creature deboli, ritardando la sua evoluzione, nutrendosi unicamente del loro sangue ricco di particelle spirituali sufficienti a placare per qualche giorno la sua tormentosa fame. Aver incontrato il ragno e scoperto la verità sull'evoluzione della sua specie avrebbe ritardato ancora il fatidico giorno in cui avrebbe perso tutto, ma era inevitabile, il suo istinto avrebbe preso il sopravvento e l'avrebbe guidata in un luogo dove tanti altri della sua specie si sarebbero incontrati per dare origine ad una nuova entità. Nemmeno una volontà forte e decisa avrebbe potuto cambiare ciò che era stato già deciso alla propria nascita. La piccola Aerith era destinata a svanire nelle stesse tenebre da cui ebbe origine e divenirne parte.
    « Io non voglio scomparire... » continuò tra i singhiozzi e le lacrime. « I Guardiani della Foresta mi hanno trovata nei territori di Las Noches, ma invece di cacciarmi, mi è stato permesso di restare insieme a loro! Mi piacciono molto... davvero moltissimo! Mi fanno sentire... al sicuro. Voglio restare insieme a loro... per sempre! Io non voglio perderli! »
    Lasciò cadere a terra il grosso e succulento verme e con il muso lo spinse a pochi passi dal ragno. Era affamata, ma non sarebbe riuscita a nutrirsi del sangue di quella creatura, il nodo alla gola e la stretta allo stomaco glielo impediva.
    « Puoi mangiarlo tu... io voglio tornare a casa... » disse con tono stanco e rassegnato. « Posso andare? »

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    Edited by Bakeneko - 18/6/2022, 19:29
     
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    Le parole dell'artropode avevano colpito ancora di più nel segno: avevano infierito nel profondo dell'anima dannata della lupa, la cui maschera si stava incrinando ancora di più.
    Piangere... Non credevo che avrei visto un Hollow versare delle lacrime.
    Disse con tono greve, senza alcun accenno di scherno. Era sorpreso anche lui, ed era uno spettacolo pietoso, soprattutto nel vedere quella maschera incrinata. Ma forse, fu proprio quello spettacolo a smuovere qualcosa nel fulcro spirituale dell'aracnide.
    Mpf... Non ci guadagno nulla nel farlo, ma è bene che tu sappia la verità. Le mie parole ti sembreranno dure, ma hai una piccola speranza.
    Asserì, osservandola. Quella ragazzina aveva continuato a parlare dei Guardiani come se fossero un gruppo ben affiatato. Dove aveva già sentito una parola simile per definire un simile gruppo?
    Come una "Famiglia"?
    A seguito di quella domanda, iniziò a calarsi dall'albero e camminando con le sue zampe verso di lei. Era grande quanto un umano più alto della media, forse l'oscurità della Foresta gli dava un aspetto più imponente di quello che avesse in realtà. I metri continuavano a ridursi, mentre lui ascoltava le parole della piccoletta.
    Solo le menti più forti possono diventare Gillian con il dono del senno. Le individualità degli Hollow si frammentano e si mescolano. Se vuoi sopravvivere al processo, dovresti aggrapparti a qualcosa che mantenga insieme il tuo essere.
    Disse, ormai vicino a lei. Solo tre passi li separavano, poi due, poi uno. Non appena furono a brevissima distanza, Hectorr passò semplicemente oltre, dirigendosi verso l'entrata della Foresta. Adesso, all'improvviso, aveva iniziato a dargli dei consigli.
    Se quello che dici è vero, non potrei comunque mangiarti. I Guardiani aiutano Las Noches...
    Ci fu una breve pausa, per poi continuare con un mugugno che la bestia poté comunque percepire, essendo a breve distanza dall'Adjuchas dalle svariate zampe.
    E se Lui sapesse che cosa ho fatto ad un Hollow come te, non so come la prenderebbe.
    Che rottura essere una Fracciòn. Si voltò e la osservò di sbieco. Non c'era traccia di ostilità, solo una strana apatia nella sua voce.
    No, non puoi. Non ti mangerò, ma in cambio verrai con me.
    Non sembrava avergli posto una scelta. Del resto, se avesse provato a fuggire, avrebbe potuto raggiungerla in un istante.
    Il mio nome è Hector Silva.
    Disse senza alterazione nel tono, per poi iniziare a fare strada. L'avrebbe seguito?

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    La cacciatrice non aveva altra scelta se non quella di seguire il grosso ragno, cui nome era Hector Silva; chissà quale motivo spingeva quella creatura a farsi seguire. Cosa aveva in mente il grosso ragno? Egli continuava a menzionare i Gillian ed a descrivere il modo in cui avveniva la trasformazione. Che le stesse insegnando un modo per evitare l'oblio? Qualunque cosa cercasse di fare, le sue intenzioni non sembravano avere alcun fine malevolo, oltretutto non era interessato a mangiarla, non avrebbe potuto farlo, confessò lui, dalle cui parole sembrava conoscere fin troppo bene i Guardiani della Foresta dei Menos e Las Noches. Che anche lui servisse in qualche modo la Regina dell'Hueco Mundo? E chi era questo “Lui” di cui parlava?
    « Avresti potuto dirmelo... anche se non sei un Guardiano della Foresta, come me, siamo sempre parte dello stesso branco! » disse la piccola Hollow, sorpresa, ma altrettanto indispettita da ciò che l'altro le aveva tenuto nascosto. « Hai nominato un certo “Lui”... chi sarebbe? »
    La paura nei confronti del grosso ragno andò scemando poco a poco, mentre la sua maschera incrinata lentamente si rimarginava, lasciando solo poche crepe color rosso rubino, come era sempre stato. La piccola Aerith raggiunse Hector e proseguì il cammino al suo fianco.
    « Il mio nome è Aerith! » rispose la cacciatrice con un tono di voce un po' più allegro. « Dove andiamo? »

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    La piccola hollow decise di seguire l'Adjuchas, il quale iniziò a fare strada in un lungo e buio cunicolo. Il quarzo nero che componeva gli alberi della foresta rivestiva ogni singola parete di quegli anfratti, impedendo alla luce della luna di filtrare al suo interno.
    Il branco che avevo è scomparso secoli fa, ormai.
    Asserì con tono distaccato. In effetti, Hector vantava secoli e secoli sulle sue spalle, benché buona parte di questi li avesse trascorsi all'interno delle profondità dell'Hueco Mundo.
    Dentro la Foresta. Riduci l'emissione di Reiatsu, facciamo un piccolo giro.
    Le piccole zanne della maschera battevano leggermente ad ogni sua parola, mentre si guardava intorno e studiava l'ambiente. Con i suoi sensi, affinati dal tempo e dall'oscurità, riusciva a rendersi conto della presenza di altri individui anche senza doversi appellare ai suoi occhi: nessuno in vista, per il momento. L'attenzione tornò poco dopo sul cucciolo hollow.
    E la cittadella di Las Noches risveglia dei brutti ricordi, per questo preferisco stare qui dentro.
    Anche se aveva a disposizione un'abitazione comoda assieme a Vincent, preferiva restarsene nei meandri dell'Hueco Mundo. Del resto, ci sarebbe voluta una marea di tempo per cambiare: le macchie del tempo erano difficili da ripulire.
    Sono uscito solo perché Lui mi ha spinto a farlo dopo avermi battuto. Era un Adjuchas fin troppo baldanzoso e sensibile. Più che di branco, lui preferisce parlare di "Famiglia".
    Più si insinuavano nei meandri della Foresta, più Hector abbassò la propria voce. Intorno a loro si iniziarono ad udire degli stridii sempre maggiori, rumori sommessi di esplosioni e di scontri e Reiatsu sempre più potenti.
    Ormai è la Settima Espada di Las Noches e io dovrei essere una sua Fracciòn, un suo sottoposto, ma nemmeno lui vuole definirmi tale. Non gli piace il termine, lo trova offensivo. Moccioso.
    Fece spallucce, lasciandosi sfuggire una sommessa e stridula risatina, la prima da quando Aerith l'aveva incontrato: evidentemente era una persona piuttosto strana e affabile il suo "superiore."

    Passarono i minuti, fino a quando i due non raggiunsero un vasto precipizio. Hector aveva ormai mimetizzato la propria Reiatsu per impedire agli altri di farsi vedere. Nel suo fondo si trovava una creatura colossale con una maschera in osso-ferro grande quanto Aerith stessa. Sembrava che se ne stesse fermo a contemplare il nulla.
    Quello è un Gillian privo di senno. Nessun Hollow che lo compone è riuscito a prevalere sugli altri: sono i più comuni, non riescono nemmeno a formulare frasi.
    Pareva del tutto ipnotizzato, quasi privo di vita. In un certo senso, sarebbe stato anche buffo, se non fosse stato per la grande Reiatsu che emanava. Dopo quella piccola spiegazione, Hector si distaccò dal precipizio per avvicinarsi alle pareti e distanziarsi da quella creatura perché non li notasse, uscendo dal raggio d'azione.. Non sarebbe stata un problema per lui, ma per Aerith era tutt'altra storia.
    Ti ho parlato di come si può diventare un Gillian con del senno, usando la propria volontà. Ma secondo te da cosa è dettata quella volontà?
    Sembrava strano che gli stesse insegnando qualcosa proprio in quel momento, dopo averla quasi divorata, ma tant'era.

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    Edited by KaraBa - 27/6/2022, 11:02
     
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    Attraversarono uno stretto cunicolo, era buio, molto buio, la luce della luna non era in grado di filtrare attraverso il quarzo nero di cui erano costituti gli alberi di quella parte di foresta a lei sconosciuta. La cacciatrice osservava la foresta con un misto di timore e stupore. Raramente si era inoltrata in quei territori, privi della luce della grande luna, se non per trovarvi un momentaneo rifugio durante una battuta di caccia, ma non erano adatti ad una creatura come lei, ancora incapace di tenere testa ai giganti oscuri che facevano delle tenebre la loro casa.
    Durante il loro cammino, il grosso ragno condivise con lei una parte della sua storia, il suo passato, ricordi dolorosi, nonostante usasse un tono freddo e distante. Hector aveva perso il suo branco, erano trascorsi secoli ma tutto quel tragico dolore non lo aveva mai abbandonato, lo tormentava al tal punto da aver scelto l'esilio in quei luoghi privi di luce.
    « Mi dispiace... » disse la piccola con voce compassionevole. Era terribile quanto era accaduto a quella creatura. Non avrebbe voluto interromperlo, ma non riuscì a trattenere il dispiacere che le memorie di Hector le stavano lasciando dentro il suo animo. Tacque. Lasciò il ragno proseguire il suo discorso, sembrava che avesse ancora molto altro da dire e lei voleva continuare ad ascoltare. Ridusse l'emissione di reiatsu come le venne detto e continuò a camminare al suo fianco. Non riusciva a smettere di guardare il grosso ragno con uno sguardo colmo di tristezza. La cittadella risvegliava in lui vecchi ricordi che lo facevano star male, nostalgia e rimpianti, presumeva la cacciatrice, che aveva intuito che chiunque egli avesse perso contava più di ogni altra cosa nella sua vita.
    Hai sofferto a lungo in silenzio e in solitudine in questo luogo... per tutto questo tempo hai tenuto dentro di te tutto questo dolore...
    Poi i discorsi del ragno si fecero più piacevoli, iniziò a parlare di quel “Lui” che lo aveva spinto ad uscire dalla sua oscura tana, facendolo diventare parte della sua famiglia. La Séptima Espada sembrava essere un tipo molto particolare e di animo gentile. Hector prese a ridere, lei avrebbe ricambiato quel fugace momento di allegria con un sorriso... se avesse potuto. Era indecisa su cosa rispondere, non riusciva ancora a distogliere i suoi pensieri da ciò che era accaduto in passato al povero Hector, quel che aveva vissuto e patito per lungo tempo.
    Trascorse molto tempo in silenzio, continuando ad osservare il grosso ragno con i suoi brillanti occhietti rossi, pensierosa, finché non raggiunsero un vasto precipizio. Là in fondo c'era uno di quei giganti oscuri dal grosso naso a punta, un Gillian, che se ne stava tranquillo per i fatti suoi a contemplare il nulla. Il solo pensiero di diventare una simile creatura priva di senno la terrorizzava.
    « Non mi piace questo posto... » ammise la cacciatrice.
    Ma prima di ottenere una risposta, il grosso ragno cominciò a spiegare cosa avrebbe comportato non riuscire a predominare sugli altri durante quello spiacevole processo evolutivo che l'avrebbe tramutata in una di quelle orribili... cose! L'unico modo per evitare di perdere il senno era usare la propria volontà, ma cos'era esattamente? Era la domanda del ragno a lei rivolta.
    « Non ne sono sicura... ma c'è qualcosa che vorrei fare prima... » rispose la piccola, ma prima che l'altro potesse ribattere, si avvicinò a lui ed ergendosi sulle zampe posteriori avrebbe provato a trasmettergli un po' di sincero affetto con un tenero abbraccio. « So che ora è un po' tardi... ma non sapevo se avresti gradito o meno. Ho deciso di farlo lo stesso. Quando provo sensazioni spiacevoli... questo mi tranquillizza e il dolore... diventa più facile da gestire. Forse non sarà sufficiente ad alleviare il dolore che ti affligge, ma ho come la sensazione che non avrò altre occasioni per farlo, perciò... anche se di poco... spero che possa farti sentire meglio. »
    La cacciatrice avrebbe accarezzato dolcemente la testa del grosso ragno, stringendolo delicatamente a sé, forse lui avrebbe dovuto chinarsi un poco, ma non sarebbe stato nemmeno difficile respingerla se quel gesto d'affetto non fosse stato di suo gradimento. Lei si sarebbe allontanata immediatamente, oppure avrebbe potuto consolarlo tutto il tempo di cui lui aveva bisogno.
    Solo poi avrebbe risposto alla domanda del ragno. « La volontà è dettata dai nostri desideri e più forti essi sono maggiore sarà anche la nostra volontà. Hai detto che dovrei aggrapparmi a qualcosa che mantenga insieme il mio essere... io scelgo di aggrapparmi a questo sentimento che provo quando sono insieme ai Guardiani che mi hanno accolta. Non sono pronta a scomparire... non ora che ho trovato una famiglia. »

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    Hector non ribatté quando la cacciatrice espresse il suo dispiacere e la sua compassione. Un po'gli dava fastidio: lo faceva sentire più debole di quanto non fosse in realtà, ma decise di non aprire bocca e di lasciarla fare. Si limitò ad una semplice scrollata di spalle e a scuotere leggermente la testa.
    E'stato molto tempo fa, giovane Hollow...
    Un modo come un altro per dire che non doveva farsene un cruccio: ormai aveva deciso di lasciarsi alle spalle quel passato logorante e cercare di abbracciare una vita nuova. Tuttavia, non era una cosa facile: non importava cosa facesse, bene o male il passato riaffiorava ogni volta. Doveva prima cercare di fare pace con sé stesso o non sarebbe riuscito a muovere un passo in avanti.

    Dopo quella breve spiegazione sulla situazione dei Gillian, Hector si avvicinò al precipizio per assicurarsi che la creatura se ne stesse ancora al suo posto. Tutto taceva e, se ormai aveva abbastanza esperienza, intuiva che quel Menos se ne sarebbe stato tranquillo per un sacco di tempo.
    Mh?
    Quando tornò dalla cacciatrice, si chinò leggermente vedendola avvicinare, per poi sentirsi improvvisamente sfiorato all'altezza della maschera. Sul momento provò l'irrefrenabile sensazione di ritrarsi: la maschera era un punto vitale per gli hollow e, forgiato da anni di cacce, il suo primo istinto fu quello di allontanarsi temendo un attacco a sorpresa. Ciò, tuttavia, non accadde.
    Cosa...?!
    Aerith prese semplicemente la sua faccia per stringerla in un abbraccio affettuoso e compassionevole. L'hollow ebbe un brivido lungo tutta la schiena: da quant'era che non accadeva una cosa del genere? Forse, semplicemente, non era mai successa prima d'ora. Non sapeva come descrivere quella sensazione: da un lato provava disgusto, dall'altro sorpresa e dall'altro ancora una sensazione di calma e placidità che non lo fece divincolare via.
    Ngh! Basta così...
    Disse dopo lunghi secondi, senza alcuna rabbia nel tono di voce. La sua era una semplice richiesta, verbata con un velo di tristezza. Ne ascoltò le parole, incrociando due delle zampe all'altezza del petto e poi trasse un sospiro. Già, forse non avrebbe avuto altre occasioni di farlo, il destino sapeva essere beffardo e, al tempo stesso, misteriosamente compassionevole a volte. Tutto era un enorme scarabocchio sulla tela del destino e nessuno avrebbe saputo decifrarlo.
    Quello che hai fatti non... Non è una brutta sensazione, ma non sono abituato al contatto fisico. Se non per dilaniare qualcuno...
    Umorismo hollow, per quanto Hector fosse dannatamente serio in quell'istante. Anche se non lo avesse ammesso, tuttavia, era chiaro che quel gesto non gli era dispiaciuto.
    Seguimi...

    Disse, alla fine, imboccando un altro cunicolo che li avrebbe portati in una zona differente: non scesero ancora di più, ma sembrava che stessero rimanendo a quel livello di profondità della foresta. Nel tragitto, Hector ascoltò la risposta della lupa alla sua domanda.
    Esatto, ma non è solo questo. Vedi, questa evoluzione è una cosa che devi desiderare.
    Desiderare una cosa simile, dopo tutto ciò che gli aveva detto? Era difficile a dirsi, ma l'artropode cercò di darle un consiglio.
    Potresti provare a diventare un Gillian anche adesso e fare una prova. Nella peggiore delle ipotesi, potrei tirarti fuori dal mucchio di Hollow, se non ce la facessi... Sempre che ti fidi dell'Adjuchas che pochi minuti prima voleva mangiarti.
    L'ultima frase fu ironica. Non avrebbe avuto alcun motivo per cui fidarsi, anche se le occasioni di ucciderla non gli sarebbero mancate fino a quel momento.
    Quello che voglio dire è... Sei molto legata ai Guardiani della Foresta. Io e un altro Hollow del mio branco miravamo a diventare più forti non per istinto o sete di potere, ma per proteggerci a vicenda da creature più forti di noi.
    Fece una leggera pausa, prima di proseguire.
    Loro possono proteggerti, ma non potranno farlo per sempre. Forse, un giorno, dovrai essere tu a farlo. L'unico modo che hai è diventare più forte. E l'unico modo che hanno gli Hollow per diventare più forti, è il desiderio di abbracciare la loro natura.
    Quindi la chiave di tutto era avere un ricordo e il desiderio?
    Noi Hollow nasciamo con un forte desiderio, che ci spinge a diventare più forti. Non è solo istinto. Se ti aggrappi ad esso e a questi tuoi ricordi, non ti perderai.
    Un po'come lui fece quando si evolvette in Gillian.
    Dunque? Vorresti provare?
    Avrebbe avuto una strana corsia preferenziale, potendo contare su un Adjuchas a farle da scorta, questa volta.

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    C'era ancora molto altro che la piccola Aerith doveva conoscere, era necessario desiderare la trasformazione in Gillian, bramare il potere che l'unione con le altre altre anime dannate poteva offrirle ed in quel modo ottenere la forza necessaria per proteggere i Guardiani della Foresta quanto ce ne sarebbe stato bisogno. Loro non avrebbero potuto proteggerla in eterno, furono le parole del ragno, un giorno nessuno di loro avrebbe potuto, sarebbe stata sola e quando ciò sarebbe avvenuto doveva essere sufficientemente forte da riuscire ad opporsi alle ostilità che si sarebbero presentate dinanzi a lei. Ma ciò che intendeva il ragno, forse, era ben diverso. Lui, in passato, condivideva con un membro del suo branco lo stesso desiderio, diventare più forti, ma non per semplice sete di potere, bensì per proteggersi a vicenda dai pericoli dell'Hueco Mundo.
    « Questo desiderio... proteggersi a vicenda è... tanto tenero! » rispose la piccola « Non so cosa provavi in passato e cosa provi ora, però... credo di provare qualcosa di simile! Ho trascorso non molto tempo con i Guardiani della Foresta ed ogni giorno insieme a loro è stato... davvero bello! Insieme a loro mi sono divertita tantissimo! Anche se le ronde sono davvero lunghe e noiose... però Sandspit gioca spesso con me e quando mi sento un po' giù mi stringe fortissimo tra le sue zampe! Mountain invece è un po' brontolone... ma a modo suo è gentile! »
    La cacciatrice non riusciva più a tenere a freno la lingua, continua a parlare e parlare, raccontando tutte le meravigliose esperienze che aveva vissuto insieme ai due Adjuchas che l'avevano trovata e presa con sé.
    « Mi sono ripromessa di diventare più forte per proteggere loro e la pace che tutti si sono impegnati di mantenere fino ad oggi! Io desidero raggiungere l'ultimo stadio evolutivo nella nostra specie... anche se ora conosco la verità su ciò che mi attende... »
    Il suo tono di voce mutò improvvisamente. Nei suoi occhi era comparsa un'ombra di preoccupazione, condividere quei ricordi pieni di gioia, in quel momento cruciale, non fece che aggravare i suoi timori e demoralizzarla.
    « Hector... se non dovessi riuscirci... mi aiuterai? Puoi promettermi che mi tirerai fuori? »

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    La piccola Hollow non udì la risposta del ragno, non che egli non si fosse degnato di rispondere, probabilmente aveva ancora molto altro da dire e da insegnare, piuttosto fu proprio lei ad andarsene, come se non volesse far ricadere la responsabilità su un'altra entità che iniziava a starle a cuore, se qualcosa fosse andato storto. Aerith doveva riuscire a cavarsela da sola, in un modo o nell'altro, proprio come aveva affermato il ragno: non sempre avrebbe qualcuno vicino pronto a proteggerla e salvarla dai pericoli. Lei doveva proseguire quel tortuoso e terrificante viaggio nelle profondità della foresta da sola, alla ricerca di quei spiriti dannati che, dominati dai loro più oscuri e selvaggi istinti, divoravano i loro simili, finendo con il diventare uno di quei giganti oscuri di cui tanto aveva timore. Bastava seguire l'odore del sangue...

    Nota: Chiudo la role. Grazie mille KaraBa! Mi è piaciuta molto la role! 😊

    Ailime potresti chiudere la discussione ed assegnarci i punti esperienza? Grazie!

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