Melanconia

In quella tetra e silenziosa oscurità del mondo della notte eterna, una solitaria creatura avvolta in un manto meno era china sui corpi moribondi di spiriti dannati, cibandosi della loro carne, avida e bramosa di sangue. La bocca spalancata, piena di sangue, masticava la carne e le ossa. Le mani imbrattate di sangue. La colossale creatura assaporava il gusto rugginoso del sangue ancora caldo. L'essenza vitale dei dannati ricca di energia spirituale risanava le sue ferite e accresceva il suo potere. Lacerava la loro carne e si dissetava della vermiglia sostanza che grondava dai loro corpi inermi. Lo sguardo della creatura era posato sul massacro appena commesso. Il suo volto d'osso bianco incrinato dalle lacrime era separato in due visi privi di espressioni. Il gigante oscuro emise delle grida colme di sofferenza.
La sabbia bianca si era impregnata del sangue degli spiriti dannati della foresta. I loro resti evaporarono in una nube nera. La solitaria creatura si levò verso l'alto e rimase immobile a osservare la tenue luce della luna che filtrava attraverso i grandi alberi di quarzo bianco. Ne ammirava il placido chiarore, con uno sguardo melanconico, finché la luce cremisi dei suoi occhi si spense e la sua coscienza sprofondò nell'abisso oscuro e freddo in cui si annidavano gli spiriti dannati che aveva divorato.