Missione Lv10: La Dea Bendata.

Non andava affatto bene: il calore era insopportabile e danneggiava il suo corpo nonostante non stesse direttamente a contatto con il terreno o le pareti. E quanto alla struttura, sembrava un labirinto: neanche osservando attentamente le strade che si diramavano dal bivio si riusciva ad avere un'idea precisa.

Con abbastanza tempo avrebbe anche potuto esplorarle tutte e costruirsi mentalmente una pianta di quell'edificio, ma con quel calore estremo il suo tempo era limitato, e le strade si diramavano troppo: da due erano passate a quattro, e chissà quante altre sarebbero diventate ancora. E poi quella fonte di energia non si trovava neppure su quel piano, ma più in alto.

Va bene, servirà un lavoro di precisione ! - mormorò tra se. Usò le piattaforme di Reishi sotto ai piedi per alzarsi fino al soffitto e, con un movimento rapido, sferrò due fendenti con le mani che avrebbero scagliato altrettante lame di Reiatsu per tagliare una sezione circolare nel soffitto davanti a lui, facendo precipitare al suolo - senza travolgerlo - la parte recisa e permettendogli di accedere al piano superiore.



NOTA: ho lanciato il dado solo per dichiarare l'attacco. Essendo che il bersaglio è immobile non ci ho neanche messo i vari fattori.

Il Bala non sortì effetto l'effetto sperato: l'edificio era resistente oltre ogni aspettativa. Analizzando i danni provocati, si poteva ipotizzare che un attacco molto più forte, come la sua Lanza del Fuego, forse sarebbe riuscita nell'impresa, ma un attacco del genere avrebbe richiesto molta energia, e non sapeva quante volta avrebbe dovuto usarla. Non poteva sprecarla su ogni soffitto e parete fino all'anello. Al massimo sarebbe stata utile per una rapida fuga a missione compiuta.

Allora non rimaneva che una cosa da fare: stare al gioco. La costruzione sembrava antica, forse un tempio atto a custodire il misterioso manufatto. Se quell'ipotesi era corretta, chi aveva costruito quel labirinto lo aveva fatto sicuramente allo scopo di tenere lontani eventuali nemici e, allo stesso tempo, permettere agli alleati di passare, qualora fosse stato necessario. Doveva esserci qualche indizio, da qualche parte, ma finora non ne aveva trovati.

Ricontrollò entrambe le strade, conscio di stare perdendo tempo prezioso ma, al tempo stesso, conscio di doverlo fare: continuare a errare senza meta non lo avrebbe condotto a nulla. Tuttavia ... - Per adesso non posso fare altro che scegliere a caso ... - pensò tra se, imboccando la strada di destra e percorrendo il corridoio fino al secondo bivio, mentre nella sua testa si costruiva una mappa mentale dei percorsi. Anche li si sarebbe preso qualche secondo per controllare le due alternative, prima di decidere. Nel caso in cui anche queste si fossero rivelate prive di indizi importanti, sarebbe andato a sinistra: andare prima a destra e poi a sinistra avrebbe dovuto, in teoria, condurlo più verso l'interno del palazzo, ma questa era solo un'ipotesi. E poi, anche qualora fosse vera, non era detto che lo avrebbe condotto ad una scala, o comunque ad un accesso per salire. Di certo doveva analizzare bene ogni dettaglio, e così fece: scrutando con sguardo attento ogni centimetro di quei corridoi.

Come aveva immaginato sin dall'inizio, quel labirinto era troppo vasto per essere esplorato. Anche scegliendo a caso, tutto ciò che aveva ottenuto era di trovarsi di fronte all'ennesimo bivio. Di nuovo, le alternative erano identiche: non c'erano dettagli che colpissero la vista, che potessero indicare la direzione giusta, o almeno distinguere una strada dall'altra.

Non poteva sfondare le pareti o il soffitto, non poteva affidarsi alla percezione della Reiatsu, non poteva permettersi di esplorare tutte le possibili strade di quel labirinto e non c'erano dettagli che potesse sfruttare per avere indizi. Niente che colpisse la vista, almeno. Eppure era sicuro che una soluzione ci fosse: doveva esserci. Nessuno costruisce un palazzo del genere per far sparire qualcosa: si fa molto prima a seppellire l'oggetto in questione in una desolata pianura senza nome, se si vuole la garanzia che questo non venga mai trovato.

Quel labirinto era un enigma, ma la chiave per risolverlo continuava a sfuggirgli. Tra i vari pensieri circa le possibili soluzioni, gli venne in mente un gioco per bambini che facevano gli umani, nel quale uno nascondeva un particolare oggetto da qualche parte e gli altri dovevano cercarlo, con il bambino in questione che era costretto a dare indizi onesti su quanto gli altri si stessero avvicinando al "tesoro". Ironia della sorte, "fuoco" era parola usata per indicare la direzione giusta.

Poteva sembrare una stupidaggine, ma forse poteva anche avere senso: se si supponeva che quelle fiamme avessero origine proprio dal tesoro che cercava, non era poi così azzardato supporre che nella direzione giusta ce ne fossero di più, o che facesse più caldo. Lo seccava l'idea di doversi inoltrare in zone dove faceva addirittura più caldo, come se quello già non fosse insopportabile, ma se aveva ragione e quella poteva essere una soluzione, allora raggiungere l'oggetto sarebbe stata questione di pochi secondi e poteva farcela.

Di nuovo provò a concentrarsi, affidandosi sia alla vista che al tatto: scrutò entrambi i corridoi a sinistra e a destra, ma anche quello alle proprie spalle, da cui era venuto. Cercò prima con gli occhi, per vedere se una direzione sembrava più infuocata delle altre, poi con il tatto, cercando di capire, in mezzo a quell'inferno, dove facesse più caldo. Quindi, se ci fosse riuscito, sarebbe subito scattato a gran velocità nella direzione indicatagli dai sensi, seguendoli di volta in volta ad ogni bivio mentre con la mente tracciava una mappa mentale del luogo.

Per contro, se anche quel tentativo fosse fallito, sarebbe tornato indietro fino al bivio iniziale.

Non era difficile immaginarlo, visto il calore che già faceva normalmente, ma toccare quelle pareti fu doloroso. La pelle delle mani si bruciava e cadeva via, ma questo permise all'Arrancar di trovare la strada per il piano superiore.

Di nuovo si sarebbe affidato alle proprie capacità percettive per capire se doveva salire ancora o se l'anello che tanto lo stava facendo penare si trovava su quel piano. In entrambi i casi, avrebbe sfruttato di nuovo il sistema che già una volta si era rivelato efficace, seguendo la via da cui arrivava maggior calore. Stringendo i denti e sopportando il dolore. Le ferite sarebbero guarite, ma quella fonte di energia così distruttiva era certamente un'arma estremamente potente se quelle fiamme riuscivano a danneggiare il suo corpo a tal punto.

Intanto, ora che aveva trovato un metodo per superare il labirinto e la sua mente poteva concentrarsi su altro, una cosa che stava notando era l'assoluta assenza di rumori, eccetto quelli delle fiamme che bruciavano. Certo il palazzo era grande, le pareti spesse ed estremamente resistenti, quindi poteva benissimo dipendere da quello, ma decise comunque di controllare.

Dottore ! - chiamò all'auricolare, rivolgendosi allo scienziato che aveva lasciato fuori circondato dagli Hollow che avevano scelto di seguirlo. - Siete ancora vivi la fuori o vi siete fatti mangiare ? - chiese. Ovviamente, nel secondo caso, non si aspettava certo una risposta. Ma quale che fosse la situazione all'esterno, avrebbe dovuto aspettare. Prima l'anello.

Per quanto doloroso, quel sistema stava funzionando: seguire la direzione da cui proveniva il calore più forte lo aveva portato a superare rapidamente due piani, e ora si accingeva ad affrontare il terzo. Nel frattempo, da fuori, lo scienziato aveva risposto alla chiamata dell'Arrancar con un grido davvero poco virile. E decisamente festioso.

Per prima cosa, cerchi di non rifarlo più ! - fece Miraga seccato - Anche se in questa forma non ne ho l'aspetto, resto comunque un lupo e i rumori forti mi infastidiscono ! - spiegò. Non c'era una vera ragione che lo aveva spinto a spiegare la propria natura all'altro - e agli altri Hollow in ascolto. Forse era quel calore insopportabile a spingerlo, quasi gli servisse uno sfogo mentale a quella sofferenza fisica.

Qui dentro è un cazzo di labirinto, ma forse sto trovando la strada. Piuttosto ditemi quanti piani credete che sia alto questo palazzo ? - chiese. Ovviamente non si aspettava una risposta precisa, ma dalla stima avrebbe avuto un'idea di quanto mancava. Nel frattempo avrebbe di nuovo fatto ricorso alle abilità percettive per cercare di determinare la posizione dell'anello e capire se avrebbe dovuto salire ancora.

Stava pensando a ciò che gli aveva detto l'altro, ossia che le fiamme fuori stavano aumentando: poteva essere una conseguenza del suo avvicinamento all'anello ? Che l'oggetto rispondesse alla sua presenza - o a qualsiasi presenza in avvicinamento - aumentando il livello della sfida. Sbuffò seccato: quante rogne gli stava procurando quel piccolo anello.

In ogni caso, di nuovo, avrebbe seguito la direzione più calda, che questa lo conducesse ad altre scale o a qualche altra sala su quello stesso piano. - Nel frattempo, dottore, avrei un bell'enigma per lei: quando ha urlato, prima, la sua voce l'ho sentita due volte. Prima attraverso l'auricolare e, poco dopo, attraverso le pareti. È possibile che ci sia qualche ... non so, squilibrio temporale tra li fuori e qui dentro ? - chiese.

Ovviamente lo scienziato era il più adatto li a trovare una spiegazione a quel fenomeno. Infine - Un'ultima cosa: tenetemi aggiornato su quelle fiamme. Appena aumentano, lo voglio sapere ! - ordinò. In base alle risposte ricevute, si sarebbe fatto un'idea. Ma nel mentre, l'obiettivo principale rimaneva l'avvicinamento all'anello.



NOTA: comunque anche lo scorso turno ho usato il metodo che avevo trovato per superare il livello, quindi adesso dovrei stare al piano 3.